La festa patronale di San Pantaleo
Le iniziative religiose e civili in onore del Santo si svolgono a partire dal 25 luglio per concludersi il 27, data che ne commemora la morte.
La processione con il simulacro del Santo lungo le vie cittadine, alla presenza dei fedeli e delle istituzioni civili, religiose e militari è la manifestazione emblematica del trasporto e della partecipazione popolare; così come i vari eventi, in capo da alcuni anni al comitato preposto all’organizzazione dei festeggiamenti, composto dai concittadini che compiranno cinquant’anni del corso dell’anno, i “Fedales” che si fanno promotori della realizzazione delle serate di intrattenimento musicale e di degustazione dei prodotti tipici.
I riti religiosi legati al culto del Santo si concatenano con attrattive più prettamente turistiche che richiamano ad usi e costumi radicati, quali la preparazione del piatto tipico dedicato alla giornata, “li ciggioni” (gnocchi fatti di semola di grano) da consumare solitamente nelle spiagge del litorale sorsense, meta ambita e frequentata durante tutta la stagione estiva.
La Parrocchia, intitolata a San Pantaleo Martire, è una costruzione architettonica in stile neoclassico progettata dal frate francescano Antonio Cano nella prima metà dell’Ottocento e realizzata sulla precedente struttura a tre navate di ascendenza romanica e della quale vennero conservati i muri perimetrali. Il progettista, partendo da una pianta longitudinale, introduce una forma a croce greca allungata sulla quale sovrasta la grande cupola, detta “Zimbonia”, che poggia su pilastri a sezione trapezoidali e che sottolinea l’importanza attribuita al centro, perno e congiuntura tra le navatelle e le cappelle adiacenti. La nuova chiesa impegnò ingenti somme di denaro che arrivavano prevalentemente dalla generosità della popolazione a vocazione agricola e che, a stento, riusciva a provvedere alle necessità quotidiane: il desiderio di portare avanti l’opera era talmente forte che ognuno contribuì secondo le proprie possibilità. Per far fronte alla costruzione si demolì la chiesa preesistente e si edificò, con il materiale di riuso, la nuova. Allo stesso Cano si devono le opere di modifica e restauro della chiesa di Santa Maria di Betlem di Sassari e del convento ad essa annesso (1829-1834)